STUDENTI: Niente più case in fondi e cantine
E’ arrivato anche il nullaosta del consiglio comunale, dopo quello di Giunta e commissione urbanistica, per il regolamento che vieta il cambio di destinazione d’uso a residenze per gli immobili a piano terra o seminterrati. Uno stop agli appartamenti “tugurio” nell’area del centro storico di Perugia e, allo stesso tempo, un modo per incentivare il ritorno, nell’acropoli, di negozi e botteghe artigiane, visto che proprio quegli stessi immobili potranno ospitare attività commerciali.
Niente più “appartamenti topaia”, modello fondo o cantina ristrutturati e trasformati in alloggi senza finestre, se non per la porta, su strada, che funge anche da unica feritoia per cambio d’aria e luce per capirci, da affittare a prezzi di mercato che normalmente si pagano per abitazioni ben più rifinite fuori dalle mura. Il consiglio comunale ha infatti approvato il nuovo regolamento con il quale il Comune vieta il cambio di destinazione per i locali seminterrati che, al contrario, potranno essere locati per adibirli a negozi, laboratori o botteghe.
In sostanza Palazzo dei Priori, con il divieto di attribuire la residenzialità a fondi e cantine, punta non solo ad evitare che questi “tuguri” vengano affittatiinnero, spesso a studenti stranieri piuttosto che ad extracomunitari, meglio se clandestini, ma anche arilanciare l’immagine del centro storico di Perugia che, vista la disponibilità di questi locali, potrebbe tornare ad attrarre commercianti ed artigiani.
Nel documento, approvato ieri in Consiglio, si ribadisce infatti “l’impegno dell’amministrazione comunale a riportare residenzialità stabile nel centro storico e a recuperare spazi per far rientrare le attività commerciali in modo da fornire maggiori servizi a coloro che risiedono stabilmente al suo interno e dai fruitori terzi”. Più in particolare, “a promuovere, anche attraverso politiche incentivanti, l’insediamento di attività economiche compatibili e funzionali con la residenza”. E’ con questa finalità , quindi, che è stata esclusa, nelle vie definite come “ambiti del centro storico”, la possibilità di attuare cambi di destinazione d’uso ai fini residenziali dei piani terra e seminterrati. Unica eccezione prevista dal regolamento riguarda quegli immobili in cui “detti piani siano strettamente connessi con l’abitazione posta al piano superi ore, con elementi di comunicazione verticale diretti e a condizione che i locali posti al piano terra e seminterrati e l’abitazione sovrastante siano riconducibili alla stessa unità immobiliare”.
Inoltre, proprio per evitare che si verifichino incomprensioni, nella delibera di Giunta vengono elencate le strade dell’acropoli per le quali entra in vigore il divieto di cambio di destinazione: nel rione di Porta Sant’Angelo corso Giuseppe Garibaldi e via Ulisse Rocchi, in quello di Porta Sole piazza Danti, piazza Piccinino, via Bontempi, via del Roscetto, corso Bersaglieri, via Enrico dal Pozzo, via Asilo, via della Viola, via Cartolari, via Torricella e via Alessi, nel rione di Porta Santa Susanna via Maestà delle Volte, corso Vannucci, via dei Priori, via della Sposa e Piaggia Colombata, in quello di Porta Eburnea via Bonazzi, via Caporali, via Bruschi, via Fatebenefratelli, via Eburnea e via del Parione e, infine, nel rione di Porta San Pietro corso Cavour, viale Indipendenza, via Masi, via Sant’Ercolano, via Forte e corso Vannucci.
“Possibili controlli sulle case già fatte”
Il regolamento che vieta il cambio di destinazione d’uso a residenze per seminterrati e piani terra potrebbe trovare anche un’applicazione retroattiva. Nel senso che, nella seduta di ieri del consiglio comunale, l’assessore all’Urbanistica, Valeria Cardinali non ha escluso che l’Ente possa valutare l’ipotesi di andare a sanare le situazioni pre-esistenti l’entrata in vigore delle norme. A chiedere l’estensione retroattiva è stato il portavoce del Pdl, Giuseppe Sbrenna che ha presentato un emendamento ad hoc che, pur essendo stato respinto, ha comunque visto l’apertura dell’assessore a valutare la possibilità di inviare controlli per sanare almeno, le situazioni più critiche.
In sostanza l’emendamento è stato bocciato perchè i gruppi Pd e “Sinistra e Socialisti”, a differenza dell’Udc che si è espresso a favore, hanno espresso dubbi di carattere formale (necessità per l’atto di ritornare in Commissione). Dubbi confermati anche dall’assessore che però ha però lasciato aperto uno spiraglio affermando la “possibilità di prenderlo in considerazione in un altro momento ed in un’altra sede”.