Noi siamo contro il DDL Pillon della Lega che danneggia le donne, i minori e le loro famiglie. E Romizi da che parte sta?
Il Sindaco Romizi deve scegliere da che parte stare: o con la Lega a fini elettorali o con le donne, i bambini e le famiglie della sua città.
Il Senatore della Lega Pillon ha presentato un Disegno di Legge di riforma al diritto di famiglia, in particola di modifica al sistema ex legge 54/2006 di affido condiviso dei figli ed il loro mantenimento, criticato dalla quasi totalità delle associazioni dei genitori e delle realtà di tutela dei diritti dei minori, che in questi giorni si stanno mobilitando sul tema.
I punti principali riguardano il venire meno dell’affido condiviso per cui il minore dovrà trascorrere tempi paritetici con ciascuno dei genitori, dividendosi tra due case, sottoponendolo, in tal modo, oltre allo stress post separazione anche a quello emotivo dell’instabilità abitativa e di vita; l’abolizione dell’assegno di mantenimento, per cui i due genitori dovranno dividere tutte le spese in misura proporzionale al proprio reddito, che non tiene conto del fatto che una mamma difficilmente riuscirà a dare al figlio lo stesso stile di vita che gli garantisce il padre, rischiando di perdere addirittura l’affidamento e con il rischio concreto di disincentivare le donne che subiscono violenze domestiche a chiedere la separazione perché non in grado economicamente, poi, di mantenere la propria prole.
Come se non bastasse, Pillon mira ad introdurre anche l’obbligo del mediatore familiare a pagamento, per cui, in caso ci sia stata da parte violenza da parte dell’uomo, quando la donna vorrà separarsene, sarà maggiormente in pericolo, essendo costretta, in tal modo, a doverne parlare faccia a faccia con il maltrattante, il tutto in violazione con quanto previsto dall’ art. 48 della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
Per non parlare poi della presa di posizione sulla “presunta malattia”, mai entrata nel Dsm ma anzi, molto criticata anche dalla Cassazione e dalla giurisprudenza italiana, dell’”alienazione genitoriale”: Secondo tale teoria il minore, specie in caso di separazione conflittuale, viene plagiato da uno dei due genitori attraverso una vero e proprio lavaggio del cervello che lo mette contro l’altro genitore, arrivando addirittura ad accusarlo di violenza sessuale. Nel testo di legge, in caso un genitore insista a opporsi alle frequentazioni del minore da parte dell’altro con una “condotta pregiudizievole” o anche nel caso in cui lo stesso bambino “mostri rifiuto, alienazione o estraniazione”, il giudice potrà comunque stabilire il suo affidamento ai servizi sociali e il suo ricollocamento in una struttura protetta, dove il minore affronterà uno “specifico programma per il pieno recupero della bigenitorialità”. È evidente che, in tal modo, si mette a tacere quello che, con molta probabilità, è un vero grido d’aiuto del minore spaventato dalla violenza del genitore rifiutato.
Si tratta di una riforma pericolosissima e che, se approvata, andrebbe ad incrementare i già numerosissimi reati casalinghi e violenze su donne e bambini, sempre più in aumento perché mette in secondo piano la tutela e l’interesse dei minori. Il testo di legge del leghista cerca soluzioni paternalistiche contro diritti ottenuti grazie ad anni di battaglie sociali e si poggia su una visione ideologica, maschilista e patriarcale della famiglia. Va contro i diritti delle donne e dei bambini, non tiene in considerazione la disparità di vita, occupazionale ed economica, esistente ancora ad oggi tra uomini e donne, che penalizza le madri disoccupate e lavoratrici, ma che, soprattutto, va ad affievolire le tutele per le donne ed i minori vittime di abusi, violenze e maltrattamenti, basandosi, tra l’altro, su una malattia/patologia che ad oggi è considerata inesistente e che altro non è che un invito al silenzio per i bambini e per i genitori vittime di abusi.
Ignora l’emergenza e l’attualità di temi prioritari della violenza maschile, non considerando il diffuso squilibrio di potere, al contrario, proponendo un’equiparazione donna/uomo che non corrisponde alla realtà sociale e culturale e che, quindi, preoccupa molto perché minerebbe l’incolumità dei soggetti più deboli.
Per questo abbiamo presentato un ordine del giorno con cui abbiamo chiesto a Sindaco e Giunta ad esprimere in tutte le sedi preposte la netta contrarietà del Comune di Perugia rispetto alle proposte contenute nel DDL Pillon di riforma al diritto di famiglia e ad attivarsi con tutti i livelli istituzionali e a farsi promotori presso il Governo centrale e il Parlamento affinché le norme sopra descritte non trovino attuazione a danno delle donne e dei bambini. Auspichiamo che il centro destra perugino prenda per una volta una posizione netta su un tema così delicato ed importante, dimostrando un’attenzione per i più deboli, andando oltre i capricci elettorali del Sindaco, da troppo tempo sotto ricatto della Lega e che ha, in questo caso, la possibilità di dimostrare che il bene collettivo è per lui una priorità politica e sociale.