L’Umbria dei tagli alla cultura non è la nostra Umbria
Noi non facciamo finta di niente e non voltiamo la testa dall’altra parte: il dimezzamento dei fondi regionali sullo spettacolo dal vivo per il 2019, con l’azzeramento per molte realtà, è un brutto colpo di scena. Al contrario vogliamo invece dire come questo sia un errore e quanto sia necessario porvi rimedio: il nostro impegno non solo è ripristinare i fondi, ma anche di dare una programmazione triennale alla legge 17 basata su investimenti e non sui residui di bilancio a fine anno.
L’Umbria non può permettersi di rimanere fuori dal mondo della cultura: vanno sostenuti eventi e festival internazionali, ma anche manifestazioni artistiche e produzioni teatrali, senza dimenticare la cultura diffusa e locale, tutti elementi di un’offerta culturale vivace ed eterogenea. Non dobbiamo avere paura, anche tramite appositi investimenti, di scommettere sulla cultura, che fa rima con arricchimento sociale e con crescita economica.
Una scelta sbagliata quella di decurtare il budget, sceso da 445 mila euro del 2018 ai circa 200 mila euro del 2019. Con il risultato che appena 19 soggetti hanno ottenuto i contributi, subendo però pesanti tagli, mentre altri 49 sono rimasti privi di sostegno. Senza contare che le associazione avevano già impegnato risorse che quest’anno non arriveranno. Non solo, sugli effetti del taglio c’è il rischio concreto di far slittare il pagamento degli stipendi dei lavoratori. Ma noi non staremo ad assistere alla scena di un sipario che si abbassa in silenzio.
Anche in riferimento a cultura, eventi e spettacolo, alla loro programmazione e alla loro salvaguardia, serve tutta un’altra storia. Serve un piano triennale e risorse certe, anche con finanziamenti integrati. Serve un impegno concreto: ripristinare i fondi a festival, manifestazioni artistiche e produzioni teatrali.
Anche su questo tema dobbiamo scrivere, insieme, tutta un’altra storia.