Grandi eventi a numero chiuso e rischio boomerang: si alla sicurezza, no alla paranoia
Vorrei fare una riflessione utile alla nostra città, soprattutto a ridosso del grande evento che si rinnova ogni anno, Umbria Jazz e dei bellissimi concerti che si svolgono da tradizione nella cornice delle piazze e dei giardini dell’acropoli.
Nello scorso weekend si sono tenuti due eventi che vorrei mettere a confronto: nella nostra città si è tenuta la quinta edizione del festival “L’Umbria che spacca” organizzato e promosso da uno staff di ragazzi in gamba che negli scorsi anni, in totale sicurezza, hanno portato buona musica nelle nostre piazze animando il centro storico. Contemporaneamente a poche centinaia di chilometri si teneva a Modena uno dei più grandi concerti in Europa degli ultimi decenni, a cui hanno partecipato oltre 220 mila persone, per ascoltare la voce e le note di Vasco Rossi dal vivo nel parco Enzo Ferrari.
Entrambi gli eventi si sono svolti nelle stesse ore e su entrambi poteva aleggiare lo spettro della pessima gestione degli eventi di Torino, che per un procurato allarme è costata la vita ad una persona e causato 1.500 feriti dovuti soprattutto ai vetri rotti e lattine a terra, non essendo stata emessa nemmeno l’ordinanza di divieto di vendita.
Li metto in relazione proprio in questi giorni, alla vigilia di Umbria Jazz, per un motivo semplice: la gestione totalmente differente del piano sicurezza. Nel primo caso sono stati installati dei varchi per isolare la piazza di San Francesco al Prato e contingentate i partecipanti per un massimo di 900, con tanto di conta-persone e transenne per limitare gli accessi da tutte le vie limitrofe. Nel secondo caso si sono accolte centinaia di migliaia di persone (tanto da superare l’intera popolazione della città di Perugia) con presidii di sicurezza e controlli serrati che, però, non sono andati ad inficiare la partecipazione del pubblico.
Il paradosso è che, come si può vedere dalle foto, il pugno di ferro adottato a Perugia ha, si, svuotato la piazza del concerto, ma causato una grande calca, forse anche più pericolosa, a ridosso degli accessi: centinaia di persone lottavano per la possibilità di entrare appena il luogo del concerto veniva abbandonato da uno dei 900 partecipanti. Alla fine non è stato risolto il problema, ma lo si è solo spostato di pochi metri a danno della musica, dell’evento, degli organizzatori e, di riflesso, della città.
Prima di tutto voglio manifestare la mia solidarietà a chi si è impegnato nell’organizzare un evento con musica di qualità e che promuove i giovani talenti come “L’Umbria che spacca” e ha visto frustrate le proprie aspettative per cause di forza maggiore.
In secondo luogo voglio cogliere l’occasione per esprimere la mia preoccupazione per lo svolgimento della 44esima edizione di Umbria Jazz che, in queste condizioni restrittive, rischia di essere fortemente appannata: un boomerang comunicativo e organizzativo che può colpire non solo la storica manifestazione musicale, ma anche i tanti appassionati che vengono a Perugia da tutti i paesi del mondo per assistere ai concerti e non capirebbero una situazione simile a quella dello scorso weekend.
Le notizie di questi giorni sono molto preoccupanti. Con la speranza che tutto si risolva c’è un grande assente nella vicenda, che dovrebbe invece tutelare la nostra città e le manifestazioni che vi si svolgono: non abbiamo udito, oggi come in troppe altre occasioni, la voce del Sindaco Romizi.
Non si può soltanto partecipare alle conferenze stampa di lancio dei grandi eventi e poi abbandonare gli organizzatori, non mettendoli nelle condizioni di svolgere decentemente la manifestazione annunciata.