Dati strumentalizzati sui Comuni e bufala su Perugia: la burocrazia è il vero spreco, spendere in servizi ai cittadini è un investimento
Ho appena letto l’articolo del Corriere della Sera sui presunti sprechi dei Comuni italiani e mi ha lasciato sbigottito il confronto tra i Comuni del centro e del sud Italia, senza considerare gli sballati esempi di città modello e politiche virtuose che vengono portate avanti. Già dalle prime righe sono snocciolati dati elementari sbagliati (Perugia avrebbe 70mila abitanti, invece che 170mila più gli studenti non residenti), esaltando il risparmio di alcuni Comuni del sud Italia (come Lamezia Terme) e additando come spercone città del centro Italia (come Perugia).
Il merito delle prime, come Lamezia Terme, sarebbe di “spendere pochissimo per funzioni essenziali quali la riscossione dei tributi (35 mila euro contro un fabbisogno di 446 mila), gli asili nido (641 mila euro contro 930 mila) e il «sociale»: 2 milioni 522 mila contro 7 milioni 439 mila. Scelte imposte dal peso esorbitante di servizi burocratici come l’anagrafe, lo stato civile e il servizio elettorale: 1.162 mila contro un fabbisogno tre volte più basso, 468 mila.”
Mentre la colpa delle città del centro, come Perugia, sarebbe “al contrario, più parsimoniosa nelle spese per la burocrazia ma assai più esposta sul fronte dell’ambiente (36,2 milioni contro i 6,2 stimati come fabbisogno standard), dello smaltimento dei rifiuti (31,7 milioni contro 22,5) e dei trasporti pubblici (25,3 milioni contro 4).”
Quindi sarebbe giusto, o quanto meno accettabile, elevare a modello nazionale un’amministrazione pubblica che spende tantissimo in burocrazia e quasi nulla in servizi al cittadino? La qualità della vita sarebbe migliore in una città che risparmia su asili nido, assistenza agli anziani, cura dei disabili, raccolta differenziata, smaltimento dei rifiuti, energie rinnovabili e politiche ambientali per spendere nel funzionamento degli uffici e dei servizi burocratici come scrivono Rizzo e Stella?
Mi sembra solo assurdo pensarlo. Questa è una non-notizia, o meglio una bufala. Ripresa a livello locale da alcuni in funzione di una campagna elettorale permanente che alimenta in città un clima preoccupante. I cittadini attendono risposte ai loro problemi, non continui spot elettorali.