Da canile e magazzino a polo culturale: fotostoria di San Bevignate
Io, come tutti i perugini, amo profondamente San Bevignate. Quando facevo il Liceo, durante le Giornate di Primavera del FAI, andavo insieme ai miei compagni di scuola ad aprire la chiesa per farla visitare facendo da guida agli interessati.
Già questo basterebbe a dare il segno di quanto le cose siano cambiate in questi anni. Lo so che i disfattisti di professione e gli ambasciatori del disfattismo stanno propagandando ovunque un’altra realtà, ma hanno la memoria corta o sono in malafede.
Infatti fino a pochi anni fa il complesso di San Bevignate era in stato di abbandono, danneggiato dal terremoto del ’97 e non accessibile. E noi potevamo soltanto aprirlo pochi giorni l’anno come volontari perchè altrimenti non sarebbe stato visitabile.
La storia di San Bevignate è una storia complicata che va ricordata, forse ora è nel momento del suo massimo splendore dopo molti lavori e un lungo restauro che ha portato alla luce anche ritrovamenti interessanti, fino a qualche anno fa sconosciuti. La chiesa, nel passato, ha subito numerose trasformazioni strutturali, la maggior parte delle quali abbastanza improprie: da canile e gattile a deposito legnami, da caserma dei Vigili del fuoco a magazzino degli attrezzi. No, non è una battuta o un’esagerazione, è tutto vero. Basta ricordare qualche anno fa.
Chi ha invertito la rotta decadente a cui era destinato il complesso di San Bevignate? Chi ha pensato di trasformare quella splendida ma vuota testimonianza templare in un luogo di incontro, studio e dibattito? La tanto vituperata amministrazione perugina. Ma ricostruiamo come è andata.
Dopo il sisma del ’97 l’edificio era seriamente danneggiato e a rischio, tanto più che fu chiusa al pubblico. Allora il Comune di Perugia preparò il progetto di restauro complessivo e di rigenerazione per dargli una diversa destinazione.
Nel 2003, con un finanziamento di 500.000 euro proveniente dai fondi messi a disposizione per i restauri dei danni causati dal terremoto, è stato progettato un intervento complessivo legato alla conoscenza dell’edificio e alla sua storia. Altri 750.000 euro erogati in tre anni hanno permesso di intervenire globalmente su tutta la struttura. Nel 2005 il Ministero ha erogato altri 560.000 euro con i quali si è messo in opera il progetto che prevede la trasformazione dell’unica navata della chiesa in una sala per eventi culturali capace di 250 poltrone e l’intero complesso ospiterà un centro internazionale di studi sull’Ordine dei monaci guerrieri che difendevano gli itinerari dei pellegrini in Terra santa.
I lavori di restauro hanno riservato una gradevole sorpresa: proprio durante i lavori preparatori al cantiere, dopo la rimozione del pavimento della chiesa, è stato rinvenuto un ampio tratto di pavimentazione in cotto e, a una quota inferiore, un tratto di pavimentazione in mosaico di periodo romano attribuibile a una domus romana.
Gli scavi sotto la navata, a cura della Soprintendenza Archeologica, hanno restituito un sistema di cinque vasche diverse per tipologie e superfici. Due sono collegate tra loro e presentano una pavimentazione a mattoncini disposti a spina di pesce. In una di queste è stata recuperata anche una moneta di bronzo, databile tra il III e il II secolo a.C. Sono stati inoltre rinvenuti dei canalicoli simili ai moderni impianti fognari. Secondo gli esperti, che lo hanno definito un reperto molto raro, si tratterebbe di un impianto artigianale per il trattamento dei tessuti (fullonica).
La scoperta della “lavanderia-tintoria” di epoca romana ha causato una modifica del progetto iniziale: sotto il pavimento in cotto è stato ricavato uno stretto camminatoio aperto per i visitatori. La revisione ha avuto come conseguenza un incremento di spesa di circa 300.000 euro, che sono stati interamente finanziati dall’Amministrazione comunale.
Gli affreschi di san Bevignate erano già noti agli eruditi locali, tanto è vero che venivano citati nelle guide cittadine ma è con l’uscita, nella collana dei Quaderni storici del Comune di Perugia, de Templari e Ospitalieri in Italia (volume curato da Mario Roncetti, Pietro Scarpellini e Francesco Tommasi) che gli affreschi vengono compresi nel loro reale valore: Il più importante ciclo d’affreschi templare d’Europa e non semplicemente pitture di scuola perugina come venivano descritti. Tutto questo grazie al saggio, compreso nel volume, di Pietro Scarpellini : “La chiesa di san Bevignate, i Templari e la pittura perugina del Duecento” ed è per averli fatti conoscere agli studiosi dei Templari di tutto il Mondo che Scarpellini va considerato lo scopritore degli affreschi, lo studioso che ha fatto capire a loro ed a tutti noi quanto fosse importante e piena di fascino la Chiesa templare di san Bevignate. Aveva anche proposto che negli annessi della chiesa venisse fatto un Centro di documentazione sui Templari, come al solito la politica cittadina lo ignorò, e gli annessi vennero acquistati da un privato che per fortuna è consapevole di quello che rappresentano.
In questi mesi ho visto tante brave e volenterose persone che difendevano San Bevignate con passione e buona fede, ma ho visto anche tanti sciacalli presi da un sospetto attivismo che strumentalizzavano il problema per interessi personali o, peggio, elettorali. Così mi sono chiesto se tutti si ricordavano di quello che nel tempo era stato fatto per San Bevignate e di quando era chiusa per i danni del sisma o di quando veniva usata come magazzino.
Tutti i restauri e gli interventi non sono forse il segno più forte dell’amore e il modo migliore perprendersi cura dei nostri simboli, come il complesso di San Bevignate?