Ci vuole tanto coraggio a chiamarli terroristi…
IO STO CON EMERGENGY, firma anche tu l’appello -> http://www.emergency.it/appello/adesioni.php?ln=It
Emergency parla di “sequestro” per i tre operatori prelevati sabato scorso dall’ospedale di Lashkar Gah, in Afghanistan, mentre il governo afgano frena rispetto alle accuse lanciate ieri e un comandante dei Taliban smentisce qualsiasi legame con l’organizzazione di Gino Strada. “I tempi di un fermo legale sono scaduti. Ancora non è stata formalizzata alcuna accusa. Ecco perché più che di detenzione si può parlare di sequestro – afferma Maso Notarianni, responsabile comunicazione di Emergency – A questo punto mi sembra lecito esigere la liberazione del nostro personale e chiediamo che il governo si attivi in questo senso”. Precisando che dal punto di vista diplomatico “il ministero degli Esteri si sta muovendo”, il portavoce aggiunge che l’appello lanciato sul sito “sta riscuotendo un successo clamoroso, ora ci prepariamo per una mobilitazione nazionale per sabato prossimo a Roma”.  E il ministro Frattini, protagonista di una polemica con Strada, assicura che i tre italiani non sono stati abbandonati.
Kabul: “Inchiesta in corso”. I tre operatori di Emergency sono stati fermati, con altre sei persone, a Lashkar Gah in Afghanistan con l’accusa di aver partecipato a un complotto per uccidere Goulab Mangal, governatore della provincia di Helmand. Ieri si era parlato di una presunta confessione dei cooperanti, stando alle parole del portavoce della stessa provincia, Daoud Ahmadi, citato dal Times. Oggi Kabul frena: l’inchiesta dei servizi di informazione afgani sulla vicenda è ancora in corso, dichiara all’agenzia di stampa Ansa il portavoce del ministero dell’Interno a Kabul, Zamaray Bashary: “Le indagini continuano e – precisa – per il momento non si può fare alcuna ipotesi sugli sviluppi”.
Lo stesso Ahmadi smentisce, o quanto meno corregge il tiro sulle proprie dichiarazioni. Contattato da Il Giornale, precisa: “Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con Al Qaeda, ho solo detto che Marco (Garatti, il chirurgo della ong, ndr) stava collaborando e rispondendo alle domande”. Ahmadi aggiunge che il presunto attentato “è responsabilità di alcuni individui” e che “questo non significa che l’intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali”. Ma il Times ribadisce le frasi sulla presunta confessione dei tre italiani smentite da Ahmadi: “Me lo ha detto due volte – dichiara all’Agi l’inviato del quotidiano inglese autore dell’articolo, Jerome Starkey – Ero così sorpreso che nel pomeriggio l’ho richiamato e mi ha confermato quelle frasi”.
Frattini: “Non li abbiamo abbandonati”. “Non li abbiamo abbandonati: vale anche per loro la presunzione di innocenza, assieme all’impegno preso con noi dalle autorità afghane al rispetto dei loro diritti”, afferma il capo della Farnesina su Facebook. E assicura: “seguiamo e seguiremo con cura l’evolversi” della vicenda. Poi  commenta le accuse di Emergency, che parla di sequestro, definendole “frasi che hanno il sapore di una polemica politica che non aiutano innanzitutto i nostri connazionali. Noi siamo fermi nelle garanzie di tutti gli arrestati”. Mercoledì pomeriggio il ministro degli Esteri riferirà in Parlamento sulla vicenda.
In serata il ministro aggiungerà che se “dovessero emergere accuse fondate nei confronti dei volontari di Emergency arrestati in Afghanistan sarebbe per me da italiano un danno grave”. “Abbiamo comunque il dovere di garantire protezione giuridica ai tre connazionali arrestati”. Per questo, annuncia Frattini, è stato chiesto alle autorità afgane di accettare la presenza di un avvocato che assista i nostri connazionali.
Strada: “Niente da confessare”. “Mi sembra normale che i nostri operatori non abbiano confessato niente perchè non c’è niente da confessare e, in secondo luogo, non è stata formulata alcuna accusa. Tanto più che non sono stati nominati nè un avvocato dell’accusa nè una della difesa”. Così il fondatore di Emergency, Gino Strada, nel corso della trasmissione ‘Porta a porta’. “I nostri operatori – ha proseguito – sono in uno stato di detenzione illegale perchè sono passate più 24 ore e nulla è stato passato nelle mani della procura. Ricordo inoltre che, pur se in buone condizioni di salute, i tre non hanno potuto neanche parlare con le loro famiglie”.
Quindi, sempre dagli schermi Rai, Strada accusa: “Penso che qualcuno abbia messo le armi nel nostro ospedale, certamente non i nostri”.
I tre cooperanti fermati. Matteo Dell’Aira, infermiere e coordinatore medico, il chirurgo d’urgenza Marco Garatti, veterano dell’Afghanistan, e il tecnico della logistica Matteo Pagani, sono in stato di fermo in una struttura dei servizi di sicurezza afgani. L’ambasciatore italiano a Kabul, Claudio Glaentzer, li ha incontrati e li ha trovati “in buone condizioni”; a lui le autorità afgane avrebbero assicurato un’indagine “rigorosa e spedita”.
Comandante talebano: nessun legame tra noi e Emergency. L’ipotesi che i tre operatori di Emergency abbiano legami con i Taliban trova una secca smentita da parte di un comandante locale. “Perché mai dovremmo pagare 500mila dollari a un ‘farangi’ (straniero) quando abbiamo centinaia di persone pronte per il ‘fidayin’ (attacco suicida)?”, si chiede Abdul Khaliq Akhund in un’intervista telefonica ad Aki-AdnKronos International. Akhund proviene dal distretto di Nawzad, nell’Helmand, ed è stato comandante dei Taliban nei distretti di Nawzad e Musa Qala. “Sull’ospedale di Emergency non abbiamo alcuna opinione, né positiva né negativa – afferma – Ci sono molte organizzazioni che lavorano sul posto, a prescindere dall’agenda delle forze di occupazione. La Croce Rossa e l’ospedale di Emergency sono solo alcune di queste. I Taliban rispettano il loro lavoro. Il comandante dei credenti, il mullah Omar, apprezza il lavoro della Croce Rossa. Questo significa forse che i talebani sono in collusione con la Croce Rossa?”.
L’appello: “Io sto con Emergency”, come firmare. L’ong ha pubblicato sul suo sito – dove tutti possono sottoscriverlo – l’appello “Io sto con Emergency”. Si riassume la vicenda dei cooperanti arrestati e si ribadisce che “Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso”. Fra i firmatari dell’appello, Maurizio Costanzo, don Gino Rigoldi, Ettore Mo, Marco Travaglio, Gianni Mura. Le firme sono già centomila. L’organizzazione ha organizzato per sabato prossimo a Roma una manifestazione nazionale per chiedere la liberazione dei tre operatori umanitari. L’appuntamento è alle 15 a piazza Navona.