Caro Sindaco, chiamare l’Esercito in città è dichiarare il proprio fallimento
Caro Sindaco,
chiamare l’esercito a Perugia dopo due anni e mezzo di governo vuol dire dichiarare fallimento sul fronte della sicurezza. Il sindaco Romizi e la sua Giunta cambiano pelle: sempre meno civici, sempre più ostaggio dei populismi e degli estremismi di destra.
La nostra città vuole essere universitaria e turistica: se foste una famiglia scegliereste una città in cui servono i militari nelle strade per mandare vostro figlio a studiare? E se foste dei turisti leggendo la notizia sui giornali o vedendola ai telegiornali nazional sareste tranquilli nel far tappa nella nostra città?
La richiesta avanzata dalla Lega Nord e appoggiata dal sindaco Romizi ufficialmente in Consiglio Comunale di utilizzare l’Esercito a Perugia prima di tutto danneggia la nostra città nell’immaginario collettivo, inoltre si fonda su un presupposto errato: il progetto “Strade sicure” voluto dal Governo affida al personale militare impiegato un ruolo che non è quello di investigazione e di controllo del territorio, proprio delle Forze dell’Ordine, ma piuttosto di un’attività di contrasto e di deterrenza al terrorismo, con particolare riguardo ad obiettivi sensibili come le sedi diplomatiche e i luoghi di culto.
E’ sbagliato, infatti, pensare, che si possano risolvere con militari, che operano in postazioni fisse, i problemi di criminalità e di spaccio di sostanze stupefacenti che si verificano nella stazione di Fontivegge. Giusto n anno e mezzo fa sono arrivati a Perugia 60 uomini del Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato, come extra-organico della Questura, proprio per attuare operazioni di bonifica in alcuni quartieri.
La militarizzazione della città, con tutte le conseguenze che comporterebbe alla sua immagine, non creerebbe, peraltro, livelli di sicurezza più elevati. Occorrono azioni coordinate tra le varie forze in campo (Prefettura, Questura, Comune di Perugia ed associazioni del territorio) evitando una politica fatta di spot e di annunci che va in controtendenza rispetto al Patto per Perugia Sicura. L’atto di rinnovo del Patto per Perugia Sicura, siglato nel luglio 2015, ha prorogato di ulteriori due anni la validità del precedente accordo del quale si è riconosciuta l’efficacia ai fini dell’innalzamento dei livelli di sicurezza in ambito urbano. Oltre a rinnovare gli impegni già precedentemente assunti dalle amministrazioni firmatarie e ad adeguarli al mutato quadro normativo, il documento ne attualizza i contenuti con una rinnovata attenzione al tema della sicurezza delle periferie e dei quartieri a rischio. Se si preferisce la politica degli annunci e delle fughe in avanti sarebbe meglio evitare di stipulare accordi di collaborazione con gli altri organi di governo.
A nostro avviso, occorre proseguire ed implementare il Patto per Perugia Sicura e puntare su una maggiore collaborazione tra le Forze di Polizia ed impiegare la Polizia Municipale nelle attività che sono di specifica competenza. Ci riferiamo, in particolare, alla verifica degli affitti delle case in quella parte della città e a un controllo capillare sugli esercizi commerciali, a partire da quelli che vendono sostanze alcoliche o che chiudono a tarda notte.
Occorre anche prevedere un incremento della presenza di pattuglie della Polizia Municipale nella zona di Fontivegge che assicuri un più efficace controllo delle autovetture in circolazione e l’identificazione di eventuali situazioni sospette.
Riteniamo, invece, valida la proposta avanzata dai cittadini di raccogliere le firme per l’istituzione di un presidio fisso delle Forze dell’ordine, proposta che l’Amministrazione dovrebbe fare propria, fermo restando che la sicurezza si garantisce anche attraverso iniziative di carattere sociale e culturale, di riqualificazione del quartiere, di arredo urbano, di cura dei parchi spesso abbandonati.
La vera sfida è riportare vitalità a Fontivegge, cosa che non è riuscita all’amministrazione Romizi visto che oggi ricorre all’esercito, quando fino a ieri prometteva di fare di questo quartiere un simbolo di rinascita nel suo mandato.
La sicurezza si fa con i controlli e la socialità, il resto è propaganda. Esasperata ed esasperante.