Caro Andrea, quando sei passato all’altra sponda?
Caro Andrea,
ti ricordo ieri in prima fila alla presentazione della lista del Partito Democratico per la Regione Umbria che, come volontario, iscritto e militante della comunità del PD ho contribuito con il mio voto e il mio impegno a far vincere per il governo regionale dell’Umbria.
Ti ritrovo oggi, nemmeno a metà legislatura, che depositi un emendamento contro una legge di civiltà, una legge che combatte la paura e la violenza con la cultura e i diritti: la “Norma contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”.
Posso evitare di ricordarti che questa legge è stata proposta alla Regione Umbria dal Consiglio Comunale di Perugia grazie all’impegno dei Consiglieri Comunali iscritti al PD (mi piace ricordare maria pia serlupini su tutti).
Posso sorvolare sul fatto che è stato sottoscritto dai tuoi colleghi di partito nell’Assemblea Regionale dell’Umbria, Barberini, Mariotti e Cintioli prima, Leonelli, Solinas e Chiacchieroni poi.
Posso sottacere l’impegno della maggioranza di governo di cui fai parte, per voce della Presidente del Consiglio Regionale Porzi e della Presidente della Giunta Regionale Marini, e del partito che sei chiamato a rappresentare, per tramite del Segretario Regionale Leonelli, di approvare la legge così come è e in tempi rapidi.
Ma, a fronte di tutte queste omissioni, una domanda te la devo proprio fare: quando sei passato all’altra sponda?
Noi siamo quelli che, quando governano, approvano la tanto attesa legge per le Unioni Civili, non quelli che manifestano contro. Noi non siamo la “parte antagonista” di cui ti fai portavoce, che poi sarebbe la parte sbagliata come sbagliato è questo emendamento.
Questa legge attende da 10 anni di essere approvata, 7 dei quali tu sei stato in Consiglio Regionale, hai avuto tutto questo tempo per manifestare le tue idee ma non lo hai mai fatto. Eppure le occasioni non sono mancate: ci sono state Commissioni istituzionali e Assemblee di partito, riunioni di Gruppo e riunioni di maggioranza nelle quali non sei mai intervenuto con nessuna proposta diversa o richiesta di modifica. Uscire adesso, a poche ore dal voto, ha il sapore di un tatticismo incomprensibile e, francamente, autolesionista.
Il tuo emendamento non solo è un “salvacondotto” per chi compie o istiga alla violenza e alla discriminazione, ma addirittura rischia di legittimarlo: con il tuo cambiamento alla legge gli permetteresti di rifarsi alle “proprie idee e i propri convincimenti” o ai “principi e valori di organizzazioni politiche” come Casa Puond e Forza Nuova.
“Capita a tutti di sbagliare, per questo dietro ad ogni matita c’è una gomma” ecco, questo emendamento è un errore: non solo non appartiene alla comunità partitica che sei chiamato a rappresentare, ma nemmeno alla comunità politica e sociale della nostra regione. Ma si può sistemare tutto con una scelta semplice, magari non facile, ma semplice: ritiralo.